Il RAQS SHARQI

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Stile di danza raffinato ed elegante, si distingue in tre diversi filoni: Balady, Shabi e Classico.

RAQS BALADI

Il termine arabo Baladi che troviamo traslitterato anche in Balady, Beledy o Beledi significa “ del mio paese”, “ del mio villaggio”, o " della mia città natale.” La parola può avere diversi significati. Infatti Baladi, è anche una danza popolare che si sviluppa all’inizio del secolo nelle grandi città egiziane, Alessandria e Cairo durante il dominio inglese; si assiste a un fenomeno di urbanizzazione che spinge le comunità rurali a migrare nelle città e il loro apporto fornisce nuovi stimoli alla musica e alla danza. Le comunità straniere occidentali nelle città sono numerose e influenzano in parte la musica egiziana. La sintesi avviene accostando strumenti tradizionali come il duff (tamburello a cornice), il nay e la tablah a strumenti “importati”dalla musica occidentale: tastiera, fisarmonica, sax e tromba.
La componente egiziana e le sue radici folk rimangono tuttavia molto forti e danno vita a questa specie di “folklore urbano”, chiamato appunto baladi. Da ciò nacque il taqsim balady (taqsim, taksim, taxsim, taxim, o takasim), termine arabo che si riferisce alla sezione di musica dove uno strumento specifico sta suonando un assolo. Verso gli anni trenta questa forma venne consolidata nel repertorio asarah baladi, struttura divisa in dieci parti che consiste in variazioni su un tema compiute dai diversi strumenti a turno. In questo stile di danza il bacino gioca un ruolo fondamentale: i movimenti sono intensi e precisi e si alternano alle varie sinuosità eseguite con il resto del corpo (serpenti, cerchi, otto, fiocchetti, ecc) e si fondono armonicamente creando un flusso continuo di energia di grande intensità emotiva. Ci si sposta nello spazio attraverso semplici camminate, poggiando spesso tutta la pianta del piede a terra ( a differenza del raqs sharqui dove viene più utilizzato il relevé, posizione di mezza punta del piede) e le braccia si muovono vicino al corpo assumendo delle posizioni naturali ed esatte. Il costume utilizzato è un tubino (galabya) lungo e dritto con degli spacchi laterali per facilitare i movimenti. Le maniche sono lunghe ed ampie. Una fascia viene legata sui fianchi. I capelli sono raccolti e sul capo di solito viene messo un foulard.

SHABI

Come dice il nome si tratta di uno stile popolare, proveniente dalle campagne, più semplice. E’ una categoria molto ampia che comprende danze regionali diverse, che però condividono un linguaggio espressivo simile derivante dall’unificazione arabo musulmana.
Molto legato alla terra, lo shabi trova la massima espressione nel saidi, danza originaria dell’Alto Egitto. Questo genere è stato particolarmente rivalutato negli ultimi anni in cui tutto ciò che è “popolare“ sta ricevendo sostegno anche dal governo egiziano, in seguito a un revival del sentimento di identità nazionale. Tant’è che vi sono anche state esecuzioni di musica shabi alla Cairo Opera House, da sempre sede esclusiva per l’esecuzione di balletti e concerti di stampo occidentale.

CLASSICO

Sembra fosse lo stile ballato a corte. Si tratta di danza per ambienti più raffinati e ne subiscono le conseguenze i movimenti, che diventano più ampi e più dolci, meno ritmati

DANZE PARTICOLARI

LA DANZA DEL CANDELABRO (RAQS AL SHAMA’DAN) 

Nella danza del candelabro (introdotta per la prima volta nel 1920 dalla leggendaria danzatrice Shafia al-Coptia), la danzatrice si esibisce tenendo in equilibrio sulla testa un grande candelabro, pesante e decorato con candele accese.
In Egitto, fin dall’antichità, esiste l’usanza di accendere candele intorno ad una statuina di terracotta per celebrare il sebu’ (il settimo giorno dopo la nascita). Le uniche testimonianze di statuine ritrovate ci fanno pensare che le danzatrici imitassero il candelabro stesso, indossando vestiti con intelaiature metalliche per fissare le candele. Illuminate e danzanti, le ballerine smettevano solo quando le candele erano in prossimità dei loro vestiti, distanziati dal corpo grazie ad alcuni cuscini sistemati sotto le gonne che avevano anche la funzione di accentuare il movimento dei fianchi.

DANZA DELLA MELAYA

 

La danza della melaya (scialle nero) è una danza folcloristica originaria della regione di Alessandria. L’abbigliamento è composto da una gallabiyya - abito lungo tradizionale -, un mandil - un fazzoletto con ponpon che è sistemato sulla testa - e la melaya. Con grande abilità la danzatrice riesce ad avviluppare intorno al corpo il “grande tessuto nero” eseguendo diverse varianti che a volte mettono in evidenza i movimenti del bacino e a volte quello delle braccia e dei passi mentre le mani trattengono la melaya.

DANZA DELLA SPADA

A venivano comprate o rapite come bottino di guerra e portate dentro i Palazzi dei “Ricchi Signori”. Non tutte si adattavano alla situazione di schiave (alcune facevano lavori domestici, altre si esibivano con danze e canti) e lo dimostravano in un modo molto singolare. Durante l’esibizione afferravano le spade dei guardiani presenti e le sistemavano in equilibrio sopra la testa. Continuavano a ballare impavide, con movimenti delicati e sinuosi, esprimendo il concetto: «tu, che controlli la mia vita, tenendo la spada sulla mia testa, non potrai mai possedere la mia anima!»

 

DEL VELO  

Secondo W. Buonaventura “quando vogliamo indicare che qualcosa viene spiegato per la prima volta, diciamo che viene svelato o che viene fatto cadere un velo ..La metafora ha radici che risalgono fino a Iside, suprema divinità femminile dell’Egitto il cui culto sopravvisse anche durante la cristianità: Io sono tutto ciò che è stato, che è, e che sarà, e nessun mortale ha mai sollevato il mio velo.”
Il velo che viene utilizzato in questa danza è pressappoco delle stesse dimensione della melaya (lunghezza mt2.50 - altezza mt. 1.20) ma molto più leggero. La danzatrice può farlo roteare, può tenerlo sospeso in aria con ondulazioni delle braccia imitando le onde del mare, può lanciarlo verso l’alto per poi farlo posare adagio sul viso come una carezza, può nascondere o svelare parti del corpo durante movimenti sinuosi che seguono il taksim, accentuando la sensualità e il mistero della danza stessa.

DANZA DEL BASTONE (ASAYA)


Nel folclore egiziano oltre allo Shaabi, alla danza alessandrina della Melaya e alla danza Zar,un’altra peculiare danza del folklore egiziano è la danza con il bastone: “Raks el Assaya”.
Originaria dell’alto Egitto è ispirata ad un ballo tradizionale degli uomini egiziani, “Raks Tahteeb”:una forma di antica arte marziale.Veniva usata come danza propiziatoria in vista di battaglie ed era caratterizzata dalla presenza di un bastone di bambù, da cammelliere, maneggiato come un’arma e fatto volteggiare al ritmo del Saidi. Il nome di questa musica, distinta dal ritmo 4/4 e dall’inconfondibile suono stridulo dello “zurna”, diviene anche il nome di un tipo di danza sia maschile che femminile, fortemente energetica e terrena.
Se accompagnata da uno o due bastoni , la danza Saidi viene chiamata Raks Assaya: una danza che se fatta da uomini, mantiene ancora alcuni degli elementi bellici originari, se invece viene fatta da donne, si differenzia per la delicatezza e la femminilità con cui viene eseguita.
E’ ricca di “prese in giro” nei confronti degli uomini e contrappone la morbidezza della donna alla rigidità del bastone (simbolo dell’universo maschile).
La danzatrice dimostra tutta la sua abilità nel muovere il/i bastone/i verticalmente,orizzontalmente,trasversalmente sempre in armonia con i movimenti del corpo.
Il bastone usato dalle donne è sempre stato più fino e maneggevole di quello degli uomini e col passare del tempo, per l’influenza dei film hollywoodiani che spesso riecheggiavano atmosfere orientali, il bastone è diventato esile e dorato. Anche la“galabeya” con la fascia sui fianchi (il costume tradizionalmente usato per questa danza) viene sempre più spesso sostituito da moderni costumi da cabaret.
 
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DABKE

La Dabke o Dabka è una danza di gruppo che si svolge nei paesi Arabi in manifestazioni popolari o in qualsiasi altra occasione di festeggiamento.
Il termine Dabke significa battere la terra con i piedi. Secondo un’opinione diffusa tra gli arabi, tale danza sarebbe derivata dal battere la terra, o pestare il fango con il quale viene costruita la casa di mattoni crudi nei villagi dei contadini. Dopo la fatica della costruzione impastando il fango con i propri piedi, la gente si riuniva in uno spiazzo, vicino alla casa, per festeggiare il fatto con movimenti tipici che manifestavano la gioia del lavoro compiuto.
La caratteristica della Dabke consiste nel movimento di un gruppo di persone organizzate, disposte in fila o a semicerchio, che battono la terra con i piedi, dondolandosi e spostandosi con passi ritmici, a destra e a sinistra, avanti e indietro. Per spostarsi nello spazio vengono utilizzati vari tipi di passi e saltelli. I saltelli, che sono eseguiti dagli uomini, a volte, per l’eccessivo entusiasmo e per la voglia di dimostrare vigoria in presenza di donne, prendono forma di salti esibizionistici.
Quando la danza è eseguita solo da uomini assume un tono vigoroso e forte, quando invece è eseguita insieme con le donne ha movimenti morbidi e delicati.
Strumenti musicali a fiato e a percussioni accompagnano la danza; in alcune zone rurali, viene spesso praticata seguendo solo il ritmo dei piedi battuti in terra, i battiti delle mani e la voce umana.
Per quanto riguarda il costume della danza, spesso viene usato quello caratteristico di ciascuna zona, e in linea generale, si tratta o della gallabya tipica araba, come è d’uso in Giordania, Arabia, Iraq, in parte Siria, oppure del pantalone alla turca serwal, con una gallabya ricamata sopra una camicia, come è d’uso in Libano e in parte della Siria. Attualmente, si può anche vedere la danza Dabke eseguita nelle piazze delle grandi città arabe, dove i danzatori si vestono con abiti moderni all’occidentale.
Oggi la Dabke è praticata nelle feste nazionali, nei matrimoni, nelle feste di circoncisione e in quelle tradizionali.

FOLKLORE MAROCCHINO :

Le danze marocchine sono intimamente unite alla musica e sono differenti a seconda delle regioni , delle città e delle campagne. Le loro rappresentazioni sono legate ai maggiori avvenimenti che regolano la vita e delineano l’identità dei marocchini. La grande varietà dei generi, degli stili e dei ritmi è il riflesso delle contaminazioni umane e culturali che hanno fatto la storia del paese: troviamo quindi un folklore ricco di influenze musicali greco-romane,ebree,arabe,africane, andaluse, sino a quelle di eredità berbera.
Abbiamo la danza del folklore berbero, gli Gnawa, i Chiouks, la danza Ahidous, Ahouach, Guedra, Laàlaoui ed il Cha’abi.
Il termine Cha’abi (la moderna canzone popolare) comprende una serie di musiche nate tra le vie ed i caffè delle grandi città. Dagli anni 70’,il Cha’abi designa anche il tipo di musica eseguita in una situazione di festa da gruppi di musicisti, maschili o femminili, che mescolano influenze arabe,africane,europee e combinano i ritmi Gnawa con gli elementi berberi o di altri stili popolari preesistenti. Inoltre l’utilizzo del linguaggio popolare e la creazione di nuovi ritmi hanno fatto di questo stile musicale un complemento importante della danza delle Sheikhat; le danzatrici professioniste del Marocco che hanno il compito di intrattenere durante i matrimoni, le circoncisioni e in altre occasioni di festa. La durata dell’esibizione e i movimenti delle danzatrici dipendono dalla loro ispirazione estemporanea e dalla risposta del pubblico. Nell’atmosfera di spontaneità che caratterizza la festa, le danzatrici improvvisano attraverso questo gioco del dare-e-ricevere con il pubblico.
In un contesto locale, una festa è l’occasione in cui cessa temporaneamente l’esclusione sociale delle donne e la repressione del corpo femminile, che è per contrasto qui esibito senza nessuna vergogna anche da donne di avanzata età o in evidente soprappeso.
Danzare durante una festa significa offrire la danza ad un amico, ad un parente, alla sua famiglia e a tutti i partecipanti: è un’offerta che ravviva l’atmosfera e che porta gioia. Uno dei termini per definire il gruppo di danzatrici (spesso anche ottime musiciste) è “aounniyat”; ovvero “ le donne che porgono la mano”, un’espressione che traduce questo senso di partecipazione ad un divertimento domestico collettivo attraverso l’offerta della danza.
L’abito delle Sheikhat è il tipico vestito da festa delle tradizionali donne di città del Marocco contemporaneo.
E anche il loro stile è di base lo stesso, ma molto più professionale e virtuosistico.
Tra i movimenti più caratteristici della loro danza ci sono quelli vorticosi dei capelli, che disegnano cerchi e onde nell’aria, e una piccola, continua ,energica,vibrazione orizzontale del bacino; il tutto sempre rigorosamente al ritmo incessante dei tradizionali “krakab”.

 
FOLKLORE TUNISINO :

Le danza tradizionale tunisina è il riflesso dei movimenti migratori che hanno attraversato il paese nel corso dei secoli. La musica, infatti, è stata fortemente influenzata dai grandi cambiamenti politici durante l’ultimo millennio così come dai contatti con numerose altre culture.
Sono state lasciate tracce, in ordine cronologico, dalla cultura Arabo/Islamica, che introdusse la musica araba dalla Penisola Arabica, dalla cultura Andalusa che introdusse dall’ Andalusia Spagnola il Muwashat ed il Nouba ed infine dalla cultura Ottomana che portò da Istanbul il Bashraf ed il Samai .Questo ha creato non solo una grande varietà di musica, ma particolari caratteristiche assolutamente uniche in questa cultura musicale. Queste caratteristiche si ritrovano nel maqamat (plurale di “maqam”: una scala musicale), negli strumenti e nei ritmi.
Di particolare importanza sono i numerosi ritmi che accompagnano le danze tra i quali ricordiamo il Jerbi, sinonimo di “vivace”in dialetto tunisino, il Mrabaa Beduoi, il Beldi ed il Fazzani Arbi.
Tra le varie danze di folclore tunisino si considera simbolo nazionale, per la Tunisia, lo Shaabi.
Di origine beduina, questa danza non si identifica con alcuna regione in particolare ma viene eseguita durante i matrimoni, le circoncisioni o semplicemente nelle riunioni di donne.
Si rappresenta sulla base di canzoni popolari accompagnate da vari strumenti ed è caratterizzata da un ritmo che accelera in un crescendo finale.
Le donne tunisine, come le donne di altre parti del Medioriente e del Nord Africa, hanno un portamento perfetto e questo contribuisce all’armonia e alla leggerezza dei loro movimenti.
In questa danza ritroviamo la centralità del ventre femminile quale simbolo sacro di fecondità; i caratteristici forti movimenti orizzontali delle anche in avanti ed indietro, accompagnati da graziosi passi leggeri, vengono accentuati dal gonfiore della “melia”(il vestito tradizionale) e dalla cintura dai grandi fiocchi svolazzanti su ogni anca, non disturbando in nessun modo l’armonioso portamento della testa. L’andatura di una donna tunisina è perfettamente descritta in una canzone popolare del paese che canta: “Tu sei come una barca, Salha, che naviga i mari, Salha”. Infatti, durante la danza, il tessuto svolazzante della melia e le fluttuanti cinture, sono come le vele e le bandiere di una barca mosse dal vento, come se fosse lei a muoversi soavemente sull’acqua. Le danzatrici mantengono le braccia aperte, lontane dal corpo, talvolta ferme, talvolta muovendole in modo complementare al movimento dei fianchi. Le braccia sono sempre rilassate ed aggraziate nonostante qualche volta ci siano forti movimenti accentuati delle anche in concomitanza con gli accenti del ritmo. Le mani , tenute in modo semplice, hanno i palmi rivolti verso l’esterno per mostrare le meravigliose decorazioni Hennè su di essi. Le danzatrici tunisine possono occupare un grande spazio come invece danzare in uno piccolissimo. Non importa quanto lontano si spostino o con quanta forza muovano le anche; il busto non viene mai influenzato da cosa stanno facendo i piedi ed i fianchi.
Alcune danzatrici professioniste aggiungono all’usuale repertorio di movimenti, grandi e velocissimi “shimmies”, altre, invece, danzano mantenendo in equilibrio una giara d’argilla sulla testa continuando a seguire il ritmo delle percussioni con le anche.
Questa specialità, chiamata “Raq al Juzur”, è originaria delle isole di Kerkennah ed è praticata anche da uomini che danzano mantenendo in equilibrio sulla testa alte torri di pesanti giare d’argilla.

 
FOLKLORE ALGERINO :

Le danze folkloristiche algerine riflettono, non solo le diverse tradizioni delle varie regioni del vasto paese, ma anche i differenti aspetti della vita quotidiana del popolo algerino.
Ogni danza ha inoltre uno specifico riferimento storico, differenziandosi dalle altre per il vestito tradizionale, la musica ma soprattutto per la propria distintiva finalità.
C’è la danza Allaui, molto amata dai giovani dell’Algeria Orientale, che ricorda le lotte contro l’invasione spagnola; eseguita da uomini per celebrare la vittoria , mostra la loro capacità di resistenza ed esprime il loro attaccamento alla terra attraverso lo sbattere dei piedi al ritmo delle percussioni.
La danza Naili (o Saadaoui), di origini nomadi, nasce come pura espressione di generosità e giovialità,per diventare a cavallo della seconda guerra mondiale, una danza d’amore e di seduzione, sfruttata anche a fini turistici e commerciali. Tra i vari stili di folclore algerino vi è la danza Reguibet, della regione del Tindouf, è classificabile come danza sacra, viene eseguita dalle donne nelle feste di fidanzamento e di matrimonio per esprimere il proprio attaccamento alle tradizioni e ai riti locali.
La danza Tuareg, di origine berbera (Sud Algeria), è una vera e propria danza di combattimento che esprime l’abilità dei leggendari “uomini blu”. Armati di spada e scudo ma anche di grande astuzia, intraprendono un gioco di guerre, sfide e combattimenti . Le spade si incrociano in un susseguirsi di salti e grida di guerra fino all’intervento delle donne Tuareg che impongono una tregua ai combattenti. I Tuareg, infatti, hanno una società di tipo matriarcale: le donne girano a volto scoperto, godono di molte libertà e prendono parte alle decisioni della comunità. Sono le depositarie principali della scrittura e quindi responsabili dell’educazione dei figli. La tradizione vuole che siano state proprio loro ad introdurre l’uso tra gli uomini del “taguelmust”, il turbante impregnato di indaco che lascia scoperti solo gli occhi e che colora la pelle. Sembra infatti che venne imposto dalle donne perché indignate dallo scarso coraggio mostrato dai loro mariti durante una battaglia.
La danza Guedra è la danza trance dei Tuareg nel quale la percussione,una pentola da cucina coperta da pelle di animale(la guedra appunto), gioca il ruolo principale. La danzatrice inizia a scuotere la testa al ritmo della percussione, del battito delle mani e del cantare degli altri partecipanti fino a che l’intensità aumenta a tal punto che entra in trance e cade a terra.La danza delle Ouled Nail, tribù berbera il cui territorio si estende dalla città di Biskra a Jelfa, ha uno stile, terreno e fortemente simbolico. Le donne della tribù usano guadagnarsi la dote danzando e lavorando come cortigiane nelle città di passaggio delle carovane. Quando hanno raccolto abbastanza denaro, ritornano nella loro tribù per sposarsi. La qualità del matrimonio dipende dal tipo di dote raccolta. Dopo il matrimonio smettono di lavorare per diventare buone mogli e madri.
Adornate da tatuaggi sul viso e numerosissimi gioielli, vestono abiti decorati dalle stesse monete guadagnate. Inoltre pare che indossino anche braccialetti con chiodi e spuntoni per proteggersi dai gentiluomini “dalla mano troppo lunga”. Testimonianze di viaggiatori che le hanno incontrate ne riportano l’ evidente orgoglio ed il freddo distacco che dà loro l’aria di regine del deserto.
Vi è poi la danza Burnous nella quale il fine principale è quello di mettere in evidenza l’abito indossato (ovvero il “burnous”) che incarna la virilità e l’attaccamento alle tradizioni; la danza Chaouia (Regione di Batna) dalle graziose danzatrici che agitano tra le mani dei foulards; la danza Karkabou che prende il nome dai grandi cimbali metallici a due timpani che accompagnano la catarsi mistica dei danzatori; la danza Kabyle (regione della Kabilia) che celebra l’abbondanza del raccolto durante la coglitura degli ulivi; la danza Tlemcen delle feste e cerimonie cittadine; la gioiosa danza Zendali (Est dell’Algeria), la danza Nakh ed infine la” danza della giumenta”.

 
STILE TRIBAL:
Lo stile "tribal bellydance" nasce in America negli anni '80, come danza di gruppo; è in contrapposizione con il classico e sensuale raqs sharqi, sia per movenze che per i costumi. I movimenti che caratterizzano questa danza sono la perfetta isolazione dei movimenti, i passi semplici e ben strutturati ma sincronizzati perfettamente con le componenti del gruppo, scattini di bacino e fianchi ricordano le danze tradizionali nord africane, movimenti delle braccia e del tronco puliti e abbastanza statici ricordano i movimenti del flamenco. Questo stile ha invaso tutta l'America e piu' tardi anche l'Europa, piacevole e non competitivo ne di intrattenimento, dato che nasce non come danza coreografica quindi basata sull'unita' del gruppo. I costumi indossati riguardano varie etnie arabe e africane.
Negli ultimi anni la classica tribal bellydance si ramifica in vari stili con l'influenza di altre danze.
Lo stile classico è nato precisamente nel 1987 dalla danzatrice Carolena Nericcio di San Francisco, che fondo' la Fat Chance Bellydance ossia la prima troupe di danza tribal, con danzatrici che rifiutavano ormai la danza del ventre detta " da cabaret"; questo stile si basa sulla improvvisazione di gruppo con costumi che riprendono le vesti piu' tradizionali dei popoli dell' Afhanistan, Pakistan, ed i beberi del Marocco.. quindi con trucchi non molto pesanti ma con tatuaggi sul viso e mani, turbanti sulla testa, gonne e tessuti coloratissimi e molti accessori come bracciali e collane;non si usano paiette e strass, perché si evoca la terra, i suoi colori, i metalli, i fiori…
Lo stile "Tribal fusion" a differenza del precedente è anche danza da solista, le movenze di questa sono una unione di danza indiana, break dance e posizioni yoga: la piu' grande interprete è l' Americana Rachel Brice allieva di carolena Nericcio, ma che poi fonda uno stile tutto suo basato soprattutto sulla muscolatura.
Lo stile "Tribaret" ossia danzatrici in vesti tribali che danzano con coreografia per intrattenimento, o tribale da cabaret.
Lo stile "Urban Tribal" è in America una danza tribale molto unita alla danza del ventre, con abbigliamento moderno e di tendenza.
Lo stile "Gothic" molto teatrale danzato su musica medievale e metal con costumi che richiamano la moda da noi conosciuta come "dark".

DANZA DEL VENTRE E GRAVIDANZA

“La danza del ventre risale a rituali di fertilità: della terra e della Donna. L’atto sessuale e la capacità della donna di procreare furono rappresentati nella danza con movimenti del bacino che veniva fatto oscillare, ruotare e vibrare imitando l’origine della Vita…”

Le donne che praticano la danza del ventre già prima del concepimento hanno una percezione più consapevole e serena del proprio addome e della pelvi. Il loro organismo è più preparato alle trasformazioni che lo attendono: le articolazioni del bacino sono più sciolte, i muscoli sono più flessibili e più allenati. In particolare i muscoli dorsali, irrobustiti dalla danza, rendono meno gravoso portare il peso del bambino.
Il sollevamento della gabbia toracica, che la postura corretta della danza comporta, crea maggiore spazio per l’addome che cresce, il respiro fluisce liberamente, gli organi interni ricevono un maggiore apporto di ossigeno e vengono stimolati nella loro funzione.
Inoltre, la danza del ventre da un forte impulso a tutta la circolazione sanguigna, con il vantaggio che le madri trovano sollievo ai disturbi delle gambe che spesso accompagnano la gravidanza.

Chi intende iniziare la danza del ventre in gravidanza può frequentare un normale corso per principianti.
Generalmente la lezione inizia con esercizi di riscaldamento e di respirazione ( la respirazione deve essere sempre addominale; inspirando l’addome si riempie e il diaframma scende massaggiando gli organi interni. Espirando, i muscoli addominali si contraggono dolcemente e si tonificano). Segue lo studio della tecnica e in questa fase vengono eseguiti tutti quei movimenti che giovano all’organismo della gestante; vale a dire le figure morbide e lente, le oscillazioni più delicate e tutti i movimenti circolari e sinuosi.
Mentre, negli esercizi di improvvisazione, la donna scopre la propria femminilità, ma soprattutto, la libertà di espressione è fondamentale per raggiungere una maggiore consapevolezza corporea.
Verso la fine della lezione la coreografia - insieme di sequenze di tecnica e passi acquisiti - ha lo scopo di creare un flusso continuo di movimenti accompagnati da melodie e percussioni orientali.